Le origini sono importanti e da dove si viene influisce in modo decisivo soprattutto sulla musica di un artista e negli Stati Uniti questa caratteristica è molto più marcata che in altri paesi. Questa band viene da uno stato, la Georgia, che è stata la patria di Allman Brothers Band, Blackberry Smoke ma anche di Otis Redding , e capirete bene quindi quali sono i suoni e i sapori che questi 5 ragazzi talentuosi ci regalano con il loro album dal titolo che è una dichiarazione d’intenti : Southern Rock From Rome. Non dalla Città Eterna ma proprio Rome in Georgia appunto. Le radici, soprattutto nel southern rock e nel country, sono un vero orgoglio e sono sempre sventolate con passione. Il southern in questione parte subito con il groove dei riffs che le casse ci sparano addosso con la prima Be Good To Youself, un brano energico e cadenzato ma con degli inserti di chitarra nel ritornello che gli danno un’apertura solare, la voce del singer TJ Lyle è potente ed energica come si conviene ad un frontman rock e il brano ha una forte influenza da parte del sound dei primi Molly Hatchet ma il tutto confezionato in maniera personale. Altro brano e altro riff assassino con Lend a Hand, le chitarre affettano con energia l’aria ma le voci e i controcanti alleggeriscono un pò la tensione di un brano energico ma anche qui con apertura dal sapore soul, quel sapore di pesche della Georgia che assaporiamo sempre con piacere. L’assolo finale è degno di nota, Riley Couzzourt chitarra solista deve essere andato a scuola da Steve Gaines (compianto chitarrista dei Lynyrd Skynyrd) e il tutto esplode davanti al mondo con la successiva It Ain’t Easy che pare un’outtake di una session dei Lynyrd, un groove paludoso e avvolgente, slide e cori soul, un viaggio nelle paludi di Muscle Shoals. Una delle più belle del lotto. Anche l’assolo è un piccolo gioiello di arte slide (chi ha detto Derek Trucks?) e vi verrà voglia di riascoltarla subito. I riff graffianti e potenti non sono finiti e Can I Get A Witness anzi alza il livello di energia riportando il lavoro sulle sponde di un southern rock che strizza quasi l’occhio all’hard rock ma senza debordare mai, potenza grinta ma anche melodia, riff ma anche tanto groove e come nella successiva It’s Alright una spruzzata di honkytonk , ma alla maniera della Georgia con un’anima blues rock. Il lavoro è pieno zeppo di riff stupendi, di quelli che ti fanno muovere e non ti escono presto dalle orecchie, Dancing with the Devil è uno di quelli ma anche la voce è sempre sugli scudi, pulita e potente ma anche grintosa, un po’ Gregg Allman un po’ Ronnie Van Zant. La produzione basata sulle chitarre non sbaglia il colpo e anche nella chiusura con la divertente ed energica Set Me Free, alle nostre orecchie arriva un groove di quelli che dalle loro parti suonavano i signori Allman e Betts, lungi da noi fare paragoni irrispettosi ma i ragazzi hanno assimilato la loro lezione e ne traggono un sound ed un lavoro che merita assoluta attenzione da parte degli amanti del southern rock ma anche del country e del blues paludoso. Il lungo finale di assoli chitarristici sono lì a confermare il tutto. Una band indipendente che sta riscuotendo ottime critiche oltreoceano e vi consiglio assolutamente di scoprire.
Buon ascolto
Trex Willer
(a questo link potete trovare la versione inglese di questo articolo: https://www.trexroads.com/southern-rock-from-rome-the-georgia-thunderbolts-english/ )