Madrid è la città che più di ogni altra mi ha ispirato amore a prima vista e probabilmente non sarà l’ultimo racconto che la riguarderà. Una città di una vitalità sorprendente, che in mezzo ai suoi viali immensi a contrasto con i vicoli brulicanti del suo centro storico, non riesce mai a stare ferma o ad annoiare. L’ho scoperta nel 2007 quasi per caso, un viaggio organizzato all’ultimo momento (last-minute come si usa dire oggi) e senza aspettative particolari, attirati dalle offerte volo ed hotel. Quei viaggi del o si parte o si resta ad agosto solitari fra afa e piscina. A posteriori penso che mai scelta fu più azzeccata, un amore che ho coltivato ed espresso negli anni tornandoci parecchie volte e ormai quando mi addentro nei suoi vicoli non mi sento più un turista ma un esploratore della sua vita intensa e dei suoi angoli magari ancora nascosti. La cosa che più mi ha stupito negli anni e ancora oggi mi attira come una calamita è legata alla mia passione per il collezionismo musicale e la scoperta di dischi e artisti che magari sono introvabili o non conosco. Adoro entrare in vecchi piccoli negozi e sentire quell’odore di vissuto, muffa e polvere che solo vecchi vinili e scaffali scrostati sanno donare. Ecco nella Madrid delle tapas e dei toreri, esistono ancora (grazie a Dio) tantissimi piccoli negozi di dischi e, a differenza del nostro paese dove sono ormai (ahimè) quasi scomparsi, sembrano ogni anno aumentare di vigore e forza. Nei miei ultimi viaggi madrileni, la base da dove partire è sempre un piccolo ostello proprio alle spalle della magnifica plaza Mayor, la Perla Asturiana. Un angolo senza pretese di essere un alloggio di lusso ma con 3 cose che reputo fondamentali : posizione, pulizia e cortesia (del proprietario). Tre semplici pilastri che non sono scontati nemmeno nei 5 stelle lusso. Un edificio bianco che affaccia sulla minuscola plaza de Santa Cruz e permette un accesso immediato al centro della città, un’immersione immediata nei suoni, nei colori e nei profumi di Madrid. Quando torni e ritorni in posti che reputi come una seconda casa, ci sono abitudini e vezzi che ripeti ad ogni passaggio, rituali che ti fanno assaporare la sensazione piacevole di essere approdato nel tuo porto sicuro. Io negli anni ho sviluppato tre abitudini imprescindibili, spesso assieme al mio compagno di viaggio ed ex-collega Antonio ma anche in solitaria. La prima è senz’altro il primo pranzo alla pittoresca e assolutamente madrilena Taberna Malaspina in calle de Cadiz. Incastonata nel dedalo di vicoli che stanno alle spalle della Puerta del Sol, sin dal primo incontro mi ha stregato con la sua facciata decorata che spicca fra gli altri numerosi e chiassosi locali. Un locale che sa di antico, legno, ferro battuto e cordialità, sapori forti e vitalità. Mentre ne parlo posso sentire il sapore forte e piccante delle patatas bravas (patate servite con una salsa al tabasco)sul palato, il piatto che mi fa entrare ufficialmente in città assieme alle croquetas caseras de jamon (crocchette di patate e prosciutto).La seconda è la tappa per la merenda pomeridiana nel locale più amato probabilmente dai madrileni e più conosciuto e cioè la fabbrica di delizie e calorie che risponde al nome di Chocolateria San Ginés, un bar non grandissimo (che amplia i suoi posti a sedere con il piano interrato e nelle giornate di sole con i tavolini esterni), alle spalle della Iglesia De San Gines Des Arles in uno stretto passaggio, che avrebbe potuto essere uno dei tanti vicoli del centro e che invece è assoluto riferimento per i golosi di tutto il mondo che accorrono qui per gustarsi uno dei dolci più tipici della tradizione e cioè i churros con chocolate. Serpenti di pastella fritti e inzuccherati e serviti con una tazza di deliziosa cioccolata. Qui li ho mangiati a tutte le ore, colazione merenda e persino nel dopo serata, anzi a voler essere precisi la tradizione vuole che il locale sia diventato famoso proprio per l’usanza dei giovani di finire la nottata diventata mattina con i churros e la cioccolata calda. Ora è aperto 24 ore su 24 anche per far fronte alle orde di turisti che la invadono ma in passato era famoso per i suoi orari strambi proprio per far fronte alla clientela della Movida : 18-08. E la terza, come accennavo all’inizio, è la passeggiata dello shopping musicale che mi regala sempre soddisfazioni e scoperte ad ogni passaggio. Il centro della città nel relativamente piccolo spazio che va dal Teatro dell’Opera alla Puerta del Sol, sfoggia la bellezza di 10 negozi di dischi. Avete capito bene dieci! Negozi piccoli alcuni, confusionari altri, polverosi anche ma assolutamente da visitare se siete amanti come me della scoperta e acquisto di vinili e cd. Si possono fare affari e scoprire tesori nascosti davvero notevoli e negli anni ho imparato a non lasciare mai la città senza aver speso fortune in questi depositi vintage di cultura, posti dove, come si usava fare anche qui in un passato che pare lontanissimo, i gestori diventano dei consiglieri e recensori insostituibili per la clientela più disparata. Ci sono persone anziane, di mezza età ma anche giovanissimi esploratori fra questi polverosi scaffali che espongono anche in alcuni casi vere e proprie opere d’arte fabbricate coi vinili rovinati o poster come si usava una volta. Ho una predilezione per uno di questi posti unici e cioè per quello più difficile da trovare se non sapete dove cercare : La Metralleta. Difficile perché è un locale underground e non nel senso poetico del termine ma nel suo senso letterale : è proprio sotto terra, annunciato da un ingresso quasi senza insegne in calle del Postigo de San Martin non lontano dal meraviglioso Monastero De Las Descalzas Reales. Se volete perdervi nella ricerca di piccoli tesori usati a poco prezzo, ecco questo è il vostro negozio. Vinili, cd, dvd e persino cassette e videocassette, una quantità enorme in tre locali dei generi più disparati. E dico che varrebbe la pena venire qui solo per accaparrarvi il sacchetto giallo con il logo della tienda, un piccolo mitra nero, immaginatevi di uscirne con una versione in vinile di Led Zeppelin I in edizione originale, rovinata vissuta ma dal fascino inarrivabile. Ormai sono passato talmente tante volte dai suoi vicoli, che vivo il mio viaggio a Madrid come un cittadino acquisito, mi addentro nella sua vita che di giorno appare rilassata, se non siete il turista che deve correre da un’attrazione all’altra, ma che di notte diventa un’esplosione di attività frenetica. Non credete ai miti sulla Movida, la realtà è molto peggio (o meglio dipende dai punti di vista). Qui non esiste il weekend e i giorni feriali, qui la sera è sempre da vivere fino alla mattina (almeno per i giovani), qui i locali sono sempre vestiti a festa anche il lunedì sera o il martedì come fosse sempre sabato. Il centro nei mesi più caldi è un brulicare di locali estivi, con tavolini e gente che la fa sembrare una cittadina di mare…senza il mare. La mia piazza preferita per gustarmi questo sapore di vita è sicuramente la plaza de Santa Ana. Una bellissima piccola piazza poco più a sud di Puerta del Sol, con i suoi locali all’aperto e i suoi mangiafuoco che allietano le serate calde, ma anche i suoi posti storici come la Cerveceria Alemana dove venivano i toreri quando andavano per tapas e soprattutto il meraviglioso e restaurato hotel Reina Victoria, con il suo bianco accecante e le luci viola che illuminano la notte madrilena, che era la casa del torero più celebre e cioè Manolete, stanza 406. Ecco dopo queste abitudini a cui non posso rinunciare, alla fine della giornata per concludere in bellezza di solito, sempre che mi sono ricordato di prenotare il tavolo, la tappa a cui rinuncio raramente è la cena a base di tapas e jazz nello splendido Cafè Central, a fianco di plaza de Santa Ana, nella minuscola plaza del Angel. Uno dei locali jazz più famosi d’Europa, che regala sempre artisti notevoli e concerti unici, se poi riuscite a prenotare un bel tavolo in prima fila, vi regalerete una cena indimenticabile se amate il jamon serrano e la buona musica. Da provare assolutamente. Varrebbe la pena anche solo rimanere incantati davanti alla sua facciata di legno e vetro e sentire le note e i sapori uscire dal locale, ma entrarvi è paradisiaco. Per cominciare queste sono le cose fondamentali, non le uniche ovviamente ma quelle che mi fanno sentire a casa quando vengo a Madrid e che mi spingono a tornare ogni volta per poi conoscere sempre un angolo in più, un sapore in più, un tesoro in più. Come diceva un grande poeta musicista spagnolo dedicando una canzone alla città : “aunque muera el verano y tenga prisa el invierno / la primavera sabe que la espero en Madrid” (anche se muore l’estate e ha fretta l’inverno, la primavera sa che la aspetto a Madrid) (“Yo Me Bajo en Atocha,” Joaquin Sabina).