“Change The Game” – Cody Jinks (2024)

Nel mondo indipendente questo mese di Marzo 2024 sarà ricordato come uno dei più intensi degli ultimi anni.

E’ uscito il nuovo meraviglioso disco di Shane Smith and The Saints dopo 5 anni di attesa.

Nello stesso giorno, 22 marzo, sono usciti uno degli esordi più attesi degli ultimi anni e cioè Alabama Sound della esplosiva Taylor Hunnicutt e il disco di cui mi appresto a parlarvi.

Parlarvi di Cody Jinks per me è difficile solo per un motivo: farei un altro articolo fiume come quello che scrissi qualche tempo fa (e che trovate qui: https://www.trexroads.com/cody-jinks-viaggio-texano-dallheavy-metal-alloutlaw-country/) tanta per me è l’importanza che questo artista ha avuto nella mia “vita musicale e non”.

Grazie a Jinks, texano purosangue, oggi il mondo della musica indipendente americana è la parte più importante e fiorente della musica a stelle e strisce.

Non solo lui, ovviamente, ma Cody ha creato per primo un vero e proprio movimento che ha voltato le spalle a Nashville, alle major e ha dato al pubblico quello che cercava.

La gente voleva storie vere e persone vere, non annacquate per piacere alle masse.

Voleva riconoscersi nelle canzoni, commuoversi e sorridere con l’autore, sentirne la passione durante i concerti e poter interagire con i musicisti.

Sono passati 3 anni da Mercy, ma dopo aver ascoltato questo Change The Game ne sembrano passati 10: il precedente era un disco bellissimo, questo cambia tutto, proprio come il suo titolo ci dice senza mezzi termini.

Hippies & Cowboys nel 2010 divenne il suo inno, ecco la title track di questo disco è il nuovo inno di Cody Jinks, è una sorta di seconda parte di quel pezzo: il club non solo è stato creato, ma ora è anche un punto di riferimento per fans e artisti di tutto il mondo.

La novità è che il disco, di 12 pezzi, non è stato registrato nei fidati Sonic Ranch di Tornillo, Texas, ma soprattutto è suo al 100%, senza nemmeno più il suo storico manager.

Prodotto dal suo bassista, Josh Thompson e da Ryan Hewitt, già al lavoro su I’m Not The Devil del 2016, il disco vede la partecipazione della sua band storica i Tone Deaf Hippies: qualità pura.

La prima traccia è la testimonianza dura e cruda della nuova direzione: la sobrietà dopo anni di whisky.

Sober Thing è un gioiello: una ballata commovente, intensa e con la calda voce di Jinks che scava nella sua e nella nostra anima.

Struggente a livelli impensabili qualche anno fa, un poeta che fa della vita reale un quadro.

Un disco in cui il country si fonde al rock e nascono cavalcate come Outlaws & Mustangs: chitarre che sferzano l’aria, accompagnano la sua voce “fuorilegge” in un pezzo arrangiato da dei fuoriclasse. L’assolo è una gemma.

I fan stiano tranquilli Cody ha intenzione di tornare sempre a casa, proprio come un mustang.

La voce è intensa e potente come non mai e lo sentiamo bene nella successiva ballata rock I Can’t Complain.

Non si può lamentare e pare che ormai nemmeno si curi più neanche delle voci critiche e che gli avevano reso la vita difficile a inizio carriera.

La cover dei Faith No More, Take This Bottle, cantata assieme alla bravissima Pearl Aday, sembra scritta per questo disco e non solo rende omaggio all’originale, ma la supera per intensità e bellezza.

Deceiver’s Blues è veramente blues rock come dice il titolo, è una delle più spiazzanti per arrangiamento e ritmica: se devo dire una delle mie preferite.

Il testo poi è così bello e diretto come solo lui sa scrivere: la vita vera, non quella dei lustrini e dei premi di Nashville: lui l’ha vissuta e ce lo dice.

L’assolo poi è di una bellezza scintillante.

Altro arrangiamento spettacolare in A Few More Ghosts, dove Jinks cerca di scappare dai tormenti e dagli incubi in un pezzo dove ancora una volta l’intrecciarsi di ritmica e chitarre la fa padrone.

Sound potente come non avete mai sentito nei dischi del texano di Fort Worth.

La title track è Cody Jinks al 100%: dal testo in cui con orgoglio e forza rivendica il suo essere oggi il Re degli Indipendenti, quello che ha davvero “cambiato il gioco” e che sarà ricordato per questo e non solo per la sua fantastica musica, fino alla musica energica ed elettrizzante di una cavalcata oscillante fra il country e il rock.

Un po’ come tutta la sua vita: un po’ hippie, un po’ cowboy e anche un po’ punk.

I Would è una ballata dominata dal basso e dalla ritmica, da un testo intenso e da un altro super arrangiamento: una ballata in cui il rock si fa cullare dalla pedal-steel e sfocia in un altro assolo bellissimo.

Perché il pubblico lo segue? Perché la gente che lavora e che fatica ogni giorno lo adora?

Ascoltatevi The Working Man e avrete la vostra risposta nascosta in una ballata emozionante e diretta.

Una dedica fatta col cuore, non da uno che cerca approvazione, ma da uno che è sempre stato un “uomo della classe lavoratrice” e non uno che andava in limousine ai suoi spettacoli.

Altro giro, altro assolo gioiello: stavolta chitarra e poi pedal-steel.

Le emozioni non sono finite perché in Wasted Cody Jinks si mette a nudo e sfodera un’altra ballata che prende lo stomaco.

Sentire qualcuno che dice che Cody non è più un artista country fa ridere, soprattutto dopo aver ascoltato una delle più belle ballate country degli ultimi anni.

Always Running è confessare al mondo che senza chi lo ama e gli sta più vicino, non sarebbe potuto diventare la leggenda musicale che oggi tutti conoscono.

Il disco si chiude con una delle canzoni più intense ed emozionanti mai scritte da Cody Jinks: What You Love.

Il pianoforte e poi l’acustica, una voce fatta per emozionarci che ci canta delle parole che mettono la pelle d’oca: così belle, poetiche, dirette.

Non aver paura di sacrificarti per qualcosa degno della tua vita / Non sprecare i tuoi giorni con sogni che non ti riempiono / Scopri cosa ami e lascia che ti uccida

Non è solo un consiglio, è il vero succo di una vita piena di difficoltà, ma che deve valer la pena di essere vissuta.

I violini poi nel finale portano alla commozione, ai brividi nell’anima e la prestazione vocale di Jinks è clamorosa.

Degna conclusione di un viaggio emozionante, una testimonianza di un artista che si è messo nudo di fronte a noi con le sue qualità e le sue debolezze e ci porta a riconoscerci nelle sue storie vere.

Ormai non ci sono più dubbi su chi “ha cambiato il gioco” e questo disco ne è la testimonianza per i posteri nella sue poeticità e bellezza.

L’uomo che ha dato il via allo tsunami, che è oggi la musica indipendente americana, ci ha fatto un altro regalo: scartatelo con cura amici miei come fareste con un gioiello prezioso e poi lasciatevi emozionare dalla bellezza del suo contenuto.

Grazie Mr. Jinks con tutto il cuore da uno che, è diventato parte di questo mondo, grazie a te.

Pubblicato da Trex

Sono un blogger e scrittore appassionato di musica indipendente americana. Scrivo gialli polizieschi e ho inventato il personaggio del detective texano Cody Myers.

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