La Trex Road oggi mi riporta ad incrociare le strade con Kristian Montgomery e la sua Winterkill Band. Dico riporta perchè qualche mese fa vi avevo già parlato del suo primo eccellente album (dopo un EP d’esordio) e potete trovare qui il link di quella recensione : https://www.trexroads.com/prince-of-poverty-kristian-montgomery-the-winterkill-band-2021/. Era stato un album caratterizzato da un sound molto alternativo, una sorta di crossover fra il rock e il country, con passaggi molto originali e che mostravano un talento non così comune nel cantautore con una storia così movimentata alle spalle. Ecco questo Heaven for Heretics è il degno successore di quel disco, ne riprende le sonorità e il sentimento. 10 pezzi che scorrono veloci, una voce rock e una solida band alle spalle. Per capire questo mix di generi che è il sound di Kristian basta fare partire il primo pezzo, I’ll Break Your Heart Again, con un bel riff di chitarre e un sapore di rock quasi di derivazione britannica ma se arriviamo a Times Like These parte a razzo un pezzo quasi rockabilly, scatenato e divertente. Se posso azzardare un paragone direi che c’entra molto il suono portato alla ribalta da Brian Setzer e i suoi Stray Cats. Ain’t Got Nobody But Me è sempre rock ma con un sapore di red dirt country, solo una sensazione ma il riff centrale ha quell’appeal. Montgomery mischia stili e influenze e lo fa sempre convincendo, un po’ come in questo pezzo che pareva rock country e invece sul finale sposta il sound verso un rock quasi progressive. Strano ma piacevole. Le chitarre sono sempre al centro dell’azione come in Family Owned, dove il suono è quasi futuristico in alcuni tratti e anche qui le influenze anche del rock inglese si fanno sentire. Il disco si chiude con Peach, che è un solido rock and roll molto movimentato, dal vago sapore honky tonk, forse l’unico brano che ha questo sapore di passato così forte. Rispetto al disco precedente forse ci sono meno influenze del sud degli Stati Uniti nel suono e molte di più di un rock di matrice chitarristica. Poco country e molto rock and roll, come se Brian Setzer avesse incontrato il rock inglese progressive e suonato in una cantina dell’Oklahoma. Insomma un convincente viaggio nella musica americana influenzata dalle lontane lande londinesi. Il lavoro merita attenzione, auto prodotto e auto distribuito come nella migliore tradizione indipendente, senza fronzoli e molto diretto, qui si pensa a suonare davvero lasciando le classifiche e il mainstream lontano anni luce.
Buon ascolto,
Trex Willer
(potete trovare la versione inglese di questo articolo nel blog a questo link : https://www.trexroads.com/a-heaven-for-heretics-kristian-montgomery-the-winterkill-band-2021-english)