Amici lettori per tutte le emozioni legate al viaggio che mi ha portato a vivere il più intenso, emozionante e incredibile concerto della mia vita, vi rimando all’articolo nella sezione “Viaggi”.
7 maggio 2024
Nella mia recensione del loro nuovo album (che trovate qui: https://www.trexroads.com/norther-shane-smith-the-saints-2024/) ero stato chiaro sono la mia band preferita e le nuove canzoni emozionanti opere d’arte che consigliavo ad ogni amante della musica.
Avevo già assistito ad un loro concerto, il 29 agosto 2023 alla Bush Hall a Londra e avevo avuto conferma che dal vivo avevano pochi eguali al mondo.
Quello a cui però abbiamo assistito la notte del 7 maggio 2024 a Morrison, Colorado va oltre la normale amministrazione dei concerti dei ragazzi texani.
Aiutati dalla location, che è l’arena forse più bella e conosciuta al mondo, il Red Rocks Amphitheatre, Shane Smith & The Saints regalano ai presenti un’esibizione da tramandare ai posteri come una delle più incredibili di questo posto.
Chi era presente alla meravigliosa esibizione del 2023 (la potete trovare come album live nei servizi streaming e in vinile), mi ha confermato che questa è stata di gran lunga superiore.
Non lo dico perché è stata la mia prima volta qui o per esagerato entusiasmo: ho visto numerosi concerti leggendari (Springsteen, Deep Purple, Metallica, AC/DC….), ma una roba del genere non avrei potuto immaginarla.
La serata, anticipata da un grande cantautore texano il grande Hayes Carll e dalla meravigliosa band di Isaac Gibson i 49 Winchester, inizia poco dopo le 20.30.
La notte delle montagne del Colorado è fredda, attorno ai 4° gradi, ma il cielo sopra le teste dei fortunati presenti è sereno.
L’intro della band è una delle più adrenaliniche e coinvolgenti mai sentite: un accenno della loro The Mountain cantata solo dalla incredibile voce di Shane, per poi esplodere a tutta band nella mitica The Gael (tratta dalla colonna sonora de “L’Ultimo dei Mohicani”).
Le fiamme che illuminano il palco ad ogni colpo e l’entusiasmo della folla mettono la pelle d’oca e si comincia a saltare.
“We are Shane Smith & The Saints from Austin, Texas!” urla Shane e la folla è in delirio.
La scelta della scaletta (27 pezzi per quasi 2 ore e un quarto!) è perfetta e spazia in tutti i pezzi più famosi della band.
Si comincia con il coro e la potenza espressiva di Parliament Smoke.
Il violino di Bennett Brown ricama emozioni nei cuori dei presenti e la voce di Shane scava nelle anime. Potenza espressiva e poetica senza pari.
La pelle d’oca aumenta con la successiva Adeline, una ballata meravigliosa che le migliaia di voci cantano all’unisono fino all’esplosione della chitarra magica di Dustin Schaefer.
Il ritmo battente della batteria di Zach Stover e del basso di Chase Satterwhite scuotono le gradinate dell’arena naturale più bella del mondo.
Quando il violino esplode in tutta la sua bellezza nel meraviglioso assolo di Book of Joe, non si può fare a meno di notare di come il suono sia incredibile e sembra di stare ad ascoltarli nel salotto di casa assieme a 10,000 persone.
Un brano che dal vivo mi ha emozionato alle lacrime.
Ma è tempo di battere il tempo e danzare sulle note di una canzone del primo disco della band: la bellissima Feather in The Wind, che dal vivo assurge a nuova vita.
Dopo aver annunciato il proprio festival estivo nelle montagne dell’Idaho, Shane Smith & The Saints eseguono il pezzo scritto proprio durante i mesi passati su e giù fra il Montana e l’Idaho: la stupenda Mountain Girl, una dedica speciale a quella gente e alle sue bellezze naturali.
The Grey’s Between dal vivo fa esplodere la sua anima celtica e poi la voce di Shane Smith regala l’ennesima prestazione vocale da incorniciare.
Ciò che scrive gli viene dal cuore e lo si può sentire quasi emozionarsi a cantare queste poesie.
In teoria Hurricane sarebbe una cover, un pezzo di Levon Helm dedicato a New Orleans e ai suoi tremendi uragani, ma i ragazzi la suonano come fosse loro e dal vivo fanno esplodere il Colorado.
Il segreto del loro sound è sempre stato il violino di Brown e chi li vede dal vivo per la prima volta resta a bocca aperta.
Le chitarre e il ritmo epico di Hail Mary fanno tremare i gradini rossi e ci si ritrova a cantare il ritornello urlando con Shane. Chi ha detto lacrime? Ho visto più di una persona emozionarsi vicino a me.
Le canzoni tratte dall’ultimo album Norther sono tante ed ora è il turno di It’s Been A While che, se possibile, dal vivo prende ancora più lo stomaco con quel violino che ti attraversa il cuore come un coltello affilato e la voce è angosciante mentre canta di voler tornare a casa in Texas.
Ci vuole qualcosa per ballare senza pensieri e cosa c’è di meglio della “vecchia” Dance the Night Away? Si salta al ritmo del violino e della ritmica e col ritornello la festa è servita.
La title track del primo disco della band, Coast, è un viaggio nel sud del Texas quando solo Bennett e Shane sognavano questo gruppo e si destreggiavano nella dura vita on the road.
I due poi lasciano il palco principale e ricompaiono in un piccolo palco al centro delle gradinate per suonare due pezzi acustici di una bellezza stordente e magica: Quite Like You (uno dei pezzi preferiti del cantante e uno dei primi mai scritti) e Little Bird.
Si ritorna al palco con una intro elettrica ed epica per un pezzo devastante dal vivo: Fire in The Sky. Il fuoco non è solo nel cielo, ma anche nei nostri cuori.
Così come 1,000 Wild Horses non cavalcano solo nel cielo, ma anche in tutte le gradinate e, manco a dirlo, la voce di Shane Smith splende di luce propria sopra tutte le montagne del Colorado.
E’ il turno di un altro pezzo epico, Navajo Norther, che dal vivo, se possibile, è ancora più emozionante: sarà il paesaggio attorno, sarà il freddo che ci avvolge, ma ragazzi qui l’aria è densa di emozioni come le parole della canzone.
Bennett e il suo violino non ne hanno abbastanza di sconvolgere le anime dei presenti e con Field of Heather distribuiscono emozioni come fosse polvere magica. La storia narrata da Shane è come un film drammatico e questa canzone ne è la perfetta colonna sonora.
Cocaine Habit è una scossa elettrica che il violino, come sempre, rende indimenticabile.
Ritmo serrato e parole incisive, uno dei pezzi più amati della band dal vivo non delude nemmeno fra le montagne di Morrison.
La successiva Fire in The Ocean, oltre ad essere un pezzo di una bellezza e intensità unica, è anche la canzone in cui Shane chiede a tutti di illuminare il cielo di Red Rocks agitando i flash degli smartphone.
Chi ha detto lacrime di emozione? Ovunque lo sguardo si posi c’è uno scorcio visivo pazzesco, condito da una canzone meravigliosa.
Occhi e orecchie sono appagati, il cuore ringrazia.
La fantastica chitarra di Sunshine Schaefer non vedeva l’ora di sfrecciare sulle note di Heaven Knows, un pezzo rock dall’incedere pesante ed epico che aumenta di intensità col passare dei minuti.
Il concerto vola via e ci si sente come in una bolla temporale: ore che sembrano secondi.
La meravigliosa ballata All The Way, solo Shane alla voce e Chase al pianoforte, è anche l’occasione per proiettare sugli schermi le foto di famiglia inviate dai fans e regalare loro un momento che non dimenticheranno mai.
Altro giro altra meravigliosa ballata: è il turno di What A Shame.
La versione dal vivo, stasera, di questo pezzo è un manifesto di ciò che la musica di questi ragazzi può fare con semplicità e talento: emozionare fino alla pelle d’oca e alle lacrime.
Si canta tutti assieme e si piange tutti assieme abbracciati sotto il cielo del Colorado.
La sorpresa numero 1 è la riproposta dal vivo della splendida cavalcata Suzannah, forse non veniva eseguita da più di 5 anni: sempre bello sentirla scuotere cuori.
Le sorprese numero 2 e 3 si susseguono veloci: la cover di Pancho & Lefty (pezzo meraviglioso di Townes Van Zandt) eseguita assieme al super emozionato Hayes Carll (che infatti ne sbaglia l’attacco) e il celebre pezzo anni ’80 Boys Of Summer (Don Henley) che cantata con il leader dei 49 Winchester, fa esplodere letteralmente 10.000 persone che cantano all’unisono.
L’evento si chiude con la canzone più bella (per me) e famosa della band: intro di violino ed è la volta di All I See Is You.
La chiusura perfetta di una serata perfetta e magica.
27 canzoni per 2 ore abbondanti di una bellezza che posso solo definire unica e stordente, come lo scenario in cui sono state eseguite.
L’emozione più incredibile che ho mai vissuto è giunta al termine, lasciandoci con il cuore e l’anima piena di emozione e bellezza.
Ora attendiamo un live, perché un concerto di tale qualità sarebbe un delitto lasciarlo solo ad un video su YouTube o a MP3 di scarsa qualità.
Grazie Shane Smith & The Saints.
Trex