Ci sono città magiche, che quasi tutti sognano e che anche chi non le reputa la meta ideale dopo esserci stati se ne innamorano. Città che ti entrano dentro e non ti lasciano più, con quella sensazione quando le lasci che ci tornerai prima o poi. Ecco se c’è una città al mondo che incarna questo sentimento di amore a tantissime persone quella è New York City. Essendo da sempre innamorato degli States, fin da bambino, dei suoi film, dei suoi telefilm, ho sempre sognato di andarci e di immergermi in quel mondo che potevi assaporare dallo schermo. E la prima volta, 2007, è stato uno shock vero, ricordo benissimo che nonostante il tempo inclemente e il freddo di quell’aprile non potevo evitare di rimanere imbambolato davanti a quello spettacolo (a tal punto che feci anche pochissime foto per il mio standard). Una città in cui puoi trovare tutto per tutti, amanti delle città, della natura, dell’arte, della musica e del cinema ma anche del mare se uno si vuole spingere fino a Coney Island.
Un mondo a parte ecco quello che è NYC. In quel mio primo incontro, piovoso e freddo, quello che più ha segnato la mia memoria (qui è doveroso il ringraziamento a mio fratello Curzio) è stato il concerto del fantastico duo di chitarristi acustici Rodrigo Y Gabriela nella magnifica e antichissima Webster Hall il 16 aprile 2007. Un concerto eccezionale in un locale assolutamente stupefacente per estetica e acustica, un sogno essere in America e assistere ad un concerto!! Esperienza da provare assolutamente. Il locale si trova nella mia zona preferita della città, comunemente nota come Village, attorno al meraviglioso Washington Square Park con il suo arco che si staglia bianco e accecante in mezzo al verde vicino alla New York University. Un quartiere che è sempre stato ritrovo di artisti e musicisti, di negozi di dischi e ristoranti, mercati e concerti. Una zona vibrante il sabato durante lo splendido mercato contadino di Union Square ma anche la sera quando i mille suoni e le luci dei suoi locali riempiono l’aria dal West all’East. Se amate la musica e il rock degli anni settanta tappa obbligatoria è St.Mark’s Place dove i Led Zeppelin usarono la foto di un palazzo al numero 96 per la copertina del loro capolavoro Physical Graffiti (Swang Song Records, 1975) e dove oggi se siete nostalgici come me potete prendervi un delizioso tè nel locale che sorge alla base del palazzo con un nome davvero geniale Physical GraffiTea;
ma anche dove gli amanti del glam rock (compresi i musicisti stessi) venivano ad acquistare i loro abiti al Trash And Vaudeville. (attivo ancora oggi). Anche gli amanti dei film e telefilm americani rivedranno location ammirate innumerevoli volte e avranno la sensazione di essere come a casa, di conoscere questi posti come le proprie tasche già dal primo impatto : il palazzo degli amici di Friends in Bedford Street, la vera caserma dei pompieri utilizzata in Ghostbusters in Moore Street oppure il geniale negozietto ispirato al film The Big Lebowski (chiamato Little Lebowski).
Adoro passeggiare in queste vie che non hanno nulla di simile in città, infatti basta guardare la mappa per capirne la diversità. Non più un reticolo perfetto formato da numero da est a ovest ma un groviglio di incroci molto europei, con le vie che hanno nomi e non cifre. Alberi, locali blues e anche mitici piccoli negozi, come il rimpianto Bleecker Street Records, ormai chiuso o il Generation Records in Thompson Street dove i gestori inseriscono mini-recensioni davanti ai dischi per aiutare la scelta. (idea che ho rubato nei miei Suggerimenti mensili, ndr). Ci sono negozi che nel 2007 parevano retaggio di un’epoca ormai scomparsa, come il minuscolo House of Oldies in Carmine Street, dove orgogliosamente l’insegna recita “No CD’s No Tapes Just Records”, ma che ora sono ricercatissimi e zeppi di vinili che ora sono prepotentemente e grazie a dio tornati ad avere l’importanza che meritano nelle nostre vite maledettamente troppo digitali e inafferrabili. C’è bisogno di toccare, sentire, odorare, apprezzare ancora la musica fisica. Ci sono poi i locali che hanno fatto la storia del blues e del jazz, come il Blue Note o il meraviglioso Terra Blues ma soprattutto i locali che hanno visto gli inizi di Jimi Hendrix e Bruce Springsteen per citarne due a caso come il Cafe Wha? che ostenta in MacDougal Street sulla facciata il viso del mancino di Seattle dipinto e i nomi di tutti gli artisti passati di lì. Proprio dietro l’angolo ancora oggi sono attivi gli studi di registrazione voluti e stravoluti proprio da Hendrix, gli Electric Ladyland Studios, meravigliosa eredità lasciata al quartiere da un artista unico che la città si dice onorerà intitolandogli (doverosamente aggiungerei) la via dove li ha costruiti.
Se poi volete anche mangiare in questa zona c’è veramente imbarazzo della scelta ma sono due i locali che più mi hanno colpito, lo splendido diner Knickerbocker Bar & Grill, luogo di ritrovo di produttori e artisti, dove la carne è arte e se vi spingete fino a quel che rimane della vecchia Little Italy in Spring Street, è d’obbligo la tappa da Lombardi, la più antica pizzeria della città, coi suoi interni in mattoni e le tovaglie a quadri, con la sua vera pizza servita in slice come si usa qui ma assolutamente da provare. Il resto del quartiere ormai è stato assorbito nella enorme Chinatown e gli italiani veri e le loro tradizioni culinarie le potete trovare nel Bronx in Arthur Avenue, ma quello sarà un altro racconto. Per ora vi saluto e spero di avervi fatto venire 1 centesimo della voglia di partire e scoprirla che viene a me ogni volta che parlo di lei, della mia New York City.