Come sapete, se leggete le pagine del mio blog, non misuro mai la bellezza o la grandezza di una band o di un artista, dal successo che ha.
Però quando capita che una band, che seguo da tanti anni e dal momento in cui ha mosso i primi passi (quando nemmeno negli States erano un “nome”), arriva a un successo che definire deflagrante è sminuirlo, la cosa mi rende talmente felice che non posso esprimerlo a parole.
I 5 ragazzi di Mobile, Alabama (come sottolinea il leader Brandon Coleman introducendo il concerto) sono una mosca bianca nel music business per due semplici ragioni (a parer mio ovviamente): hanno firmato per una major, ma restano indipendenti (e si vede ogni giorno) e sono diventati “virali” con merito assoluto.
Questo successo “social” li ha proiettati come una cometa luminosa nel cielo buio: spettacoli sold-out in pochi minuti (anche in Europa), dischi nelle classifiche generaliste e ospitate in show televisivi.
Il loro debutto da artisti principali nella mitica “Mother Church” della country music di Nashville, il Ryman, in ben 3 date andava celebrato come si deve e questo disco lo fa alla grande.
I Red Clay Strays hanno all’attivo due dischi (Moment of Truth del 2022 e Made By These Moments del 2024) e quindi un album dal vivo attinge in poche canzoni e non ci sono novità.
Ma questi 11 pezzi eseguiti davanti ad una folla in estasi, sono la testimonianza più bella per la band e cioè sembra di ascoltarli nei loro due dischi da studio.
Con questo non sminuisco la pazzesca esibizione dal vivo, rendo solo onore all’abilità incredibile di suonare “dal vivo” anche rinchiusi nelle 4 mura dello studio di registrazione: non è cosa da poco, fidatevi.
Il saluto che introduce il rock scatenato di Ramblin’, come vi dicevo è una rivendicazione orgogliosa delle proprie origini e della propria carriera, ma Coleman va oltre e chiede al pubblico di urlare e cantare più forte che può. Un invito raccolto subito.
La successiva Wanna Be Loved ha una potenza emozionale da brividi, si rallenta e la folla segue quasi in silenzio religioso la sua esecuzione.
La canzone che li ha resi virali invece è cantata in ogni singola sfumatura da tutti: Wondering Why è una scarica di emozioni che non si può ignorare e la voce di Coleman è un dono del Cielo: un capolavoro.
Sembra presto per proporre, in un concerto, la propria canzone “cavallo di battaglia”, ma la capacità della band di far prendere fuoco al pubblico non dipende da una sola canzone, si è “in ritmo” dal primo secondo.
Il blues soul di Drowning avvolge le pareti come fossimo in un piccolo club, ma la ritmica aumenta, le chitarre sfregiano l’aria e la voce fantastica penetra nell’anima.
L’assolo è un gioiello che spezza la tensione.
Il basso pulsante di Stone’s Throw la aumenta, la voce di Coleman tenta di essere sovrastata da migliaia di voci che ne cantano ogni singola parola: emozionante quando il cantante li lascia sfogare davanti al suo microfono.
No One Else Like Me è un altro blues che sfiora le anime con quella voce che ti accarezza, ma poi il brano è un’esplosione, una jam strumentale che stupisce per controllo e intensità: ogni membro della band può prendere la scena e il pubblico è talmente in visibilio che la band lo lascia sfogare per qualche secondo, come a prendersi il meritato applauso dopo anni di fatiche su e giù per piccoli locali fumosi.
I Red Clay Strays sono una delle massime espressioni moderne di quanta bellezza ci sia nella musica del Sud e soprattutto dell’Alabama: un mix di emozioni, religiosità, rock, country e soul.
Un album che conferma la band una delle più belle realtà della musica americana e aiuta, come ho accennato prima, a capirne la grandezza chiusa in uno studio di registrazione: stessa forza, stessa furia emozionale e stessa padronanza delle anime di chi ascolta.
I 5 ragazzi dell’Alabama sono un regalo per chi vuole bellezza ed emozioni e in questi 11 pezzi eseguiti alla Mother Church troverete tutto questo e molto altro.
Buon ascolto,
Trex