Era tanto tempo che non trovavo un album indipendente da farvi conoscere.
Ne sono usciti di bellissimi e interessanti, ma non sempre mi scatta la scintilla per scriverne: ecco, con questo disco è scattata.
Conosco Joe Clark digitalmente sui Social da parecchi mesi e le sue esibizioni che posta mi hanno conquistato da subito.
Non è county, non è rock, non è southern, ma un esplosivo mix di tutti questi stili musicali, declinati in maniera personale e mai banale.
Lui è cresciuto sulle rive del fiume Kentucky e la sua musica, i suoi testi, come spesso vi racconto di questi artisti, parlano di vita vera.
Ognuno ci si può riconoscere e questo è quello che la gente ama di questa ondata che sta travolgendo tutti della musica indipendente.
Il suo esordio, Storyteller (2022), racchiude nel titolo tutto quello che è Joe Clark e io ascoltando il pezzo Long Haired Southern Hippie avevo scoperto di aver trovato un artista notevole da tenere d’occhio.
L’anno dopo Joe, senza la band che troviamo in questa ultima uscita, fa uscire un album completamente acustico, 10 Years Too Late, in cui le sue canzoni assumono un carattere diverso e nel quale troviamo alcuni pezzi che ritroveremo in questo bellissimo Hillbilly Voodoo.
Elettrico ed emozionante, questo disco parte così con Enemy dove la voce potente di Clark sfreccia assieme alle chitarre in un brano dal sapore molto rock. Bellissimo il tocco delle tastiere che regala un’aura seventies.
Castaway è invece una ballata, delicata ed elegante che risente molto dell’influenza del grande Tom Petty e della poesia di John Prine. La voce di Joe non solo si adatta ad un pezzo rilassato, ma regala una prestazione da incorniciare.
Non abituatevi all’atmosfera rilassata perchè la successiva, Get Outta Here, esplode in un riff di chitarra acido e trascinante per un pezzo rock davvero arrangiato alla grande.
Bellissimo l’assolo affettato e la ritmica battente, quasi un intermezzo hard rock.
Il pianoforte introduce It Is What It Is e poi la chitarra ne aumenta l’energia. Una canzone che pare una ballata, ma è l’anima rock a prendere il sopravvento, sorreggendo un testo davvero bellissimo.
La mia preferita del disco è la successiva Fortune Favors the Brave: ritmo pulsante e riff di chitarra. La voce di Clark regala un’altra prestazione di altissimo livello, ma il brano ondeggiante fra rock e southern, possiede carattere e un arrangiamento davvero notevole.
Altro assolo graffiante e molto bello.
Im Gone è rock dove le influenze degli amori musicali di Clark paiono lampanti: chi ha detto Tom Petty? Ve ne parlo spesso nelle mie recensioni perché Petty ha influenzato tantissimi musicisti ed è stato, secondo me, uno dei più sottovalutati di tutti i tempi, sicuramente cantautore da livello dei più grandi.
I riff di chitarra e sfrecciate di pianoforte come in un brano southern rock di classe: ecco a voi Outta My Mind.
Le chitarre in questo disco fanno un lavoro davvero notevole e in questo brano anche di più: grasse, graffianti e con assoli che attingono al blues rock. Bellissima.
La title-track è un altro southern rock dall’incidere pesante che sfocia quasi nell’hard rock.
In questo disco troverete poche tracce delle sue uscite acustiche, dei suoi amori per il country e la successiva è una di queste tracce.
10 Years Too Late è una ballata a cui le chitarre e la band regalano profondità e bellezza, rispetto all’asciutto arrangiamento acustico. Non che fosse brutto, ma a tutta band piace anche di più.
Il disco si chiude con riffs graffianti ed elettrici e con l’ultima Wish a Mfer Would si tocca un rock quasi epico. Batteria e ritmo, chitarre e una voce che è perfetta per scuotere gli speaker.
Un disco bellissimo che mostra un’evoluzione notevole del sound di Joe Clark, sarà la fantastica band che lo accompagna e anche la sua esperienza, ma davvero sembrano passati 10 anni dal suo esordio.
Non mi fraintendete il primo disco e il successivo sono due ottimi dischi di un grande cantautore, ma questo Hillbilly Voodoo è un deciso passo avanti e un disco di rock con i fiocchi.
Elettricità ed emozione distribuite a piene mani da un vero indipendente che dalle rive del fiume Kentucky è pronto per conquistare il mondo e fare parte dello tsunami indipendente che ormai ha invaso le strade che una volta erano esclusiva di artisti mainstream.
Buon ascolto,
Trex